giovedì 12 settembre 2013

NATHAN NEVER 267

Ciao a tutti,
nuovo giorno, nuovo fumetto!
Ebbene sì, chinaute e chinauti, il vostro iSmAeLe è sempre qui, su questa nave che solca il mare della china, legge e scrive.
Ma voi che ci leggete, non leggete fumetti? Non avete mai pensato di scrivere due righe sui fumetti che leggete, tanto per condividere con altri appassionati, le vostre impressioni ed opinioni sulle vostre letture?
Nel caso fatevi sentire! Per ora, ecco a voi...


...NATHAN NEVER 267
Sulle tracce del serial killer
SOGGETTO E SCENEGGIATURA:  Mirko Perniola
DISEGNI: Valentino Forlini
COPERTINA: Sergio Giardo
COLORAZIONE COPERTINA: Gian Mauro Cozzi
LETTERING: Francesca Piovella

Credo la prima cosa da dire in merito a questo racconto è che si tratta del secondo di tre racconti. Perché dire questo? 
Credo sia importante inquadrare questo numero come il numero centrale di una trilogia. Numero in cui alcune cose vengono svelate, numero in cui, le trame iniziate nella prima storia iniziano a prendere respiro per avviarsi poi a conclusione. Numero in cui l’indagine intorno alle sparizioni ed omicidi inizia a prendere una sua piega, e gli eventi iniziano a collegarsi uno all’altro. Per questa indagine Elania Elmore divide la sua migliore squadra investigativa (Nathan e Legs) in due squadre, affiancando ai due Agenti Alfa due nuovi personaggi (nuovi per modo di dire, gli abbiamo conosciuti in passato, in altre storie di questo mensile): la profiler Christine Trust (e la sua aiutante Ekene) ed il proconsole Morrigan. Questi due personaggi vengono rispettivamente accoppiati con Nathan e con Legs, anche al fine di valutarne un possibile futuro impiego presso l’Agenzia. La prima squadra è quella maggiormente intellettuale, che ragiona, studia, è guardinga, attendista e calcolatrice. La seconda squadra è decisamente il braccio armato del gruppo, la squadra d’azione.
In questa storia e nella precedente vengono bene fuori queste caratteristiche dei due gruppi, Perniola ne sfrutta davvero bene le caratterizzazioni.
Vi segnalo un bel siparietto che potete trovare nella tavola a pagina 16. C’entra poco con la storia e con le indagini di questo numero, ma piuttosto con Sigmund Baginov. A questo personaggio è stato dedicato molto di questo “nuovo inizio” di Nathan never dopo la fine della Guerra dei mondi e qui ci viene ancora una volta ricordato. Alla proposta di Ekene, l’intelligentissima collaboratrice della dottoressa Trust, di poter curare la balbuzie di Sigmund con tecniche di gestione dell’ansia, Sigmund propone una risposta da applausi. “Ah, no, ragazza mia…fa parte del mio f-fascino, e ormai me la voglio tenere…non farò di nuovo, lo s-stesso errore!”. Grandissimo Sigmund. Forse l’ho già detto in altre recensioni, ma davvero, poter tornare a leggere un Sigmund balbuziente ha dato nuovamente una nota caratteristica, non solo al personaggio, ma al fumetto di Nathan Never in generale.
Ma non divaghiamo.
La storia ci presenta poi l’indagine parallela di una giornalista, Bryanna Boyle, che alla fine conclude ( o forse no) la sua indagine faccia a faccia con l’assasino. Peccato sia incatenata e sua prigioniera.
Altra cosa che mi colpito molto della gestione di Perniola del nostro agente speciale Alfa è che ad un certo punto, Nathan, un po’ per far sentire meno sola la dottoressa Trust (che vive un dramma non da poco e non riesce a venirne fuori se non stordendosi di tanto in tanto con l’alcool), un po’ perché forse sta iniziando a smettere il musone solitario e taciturno del passato, racconta la storia di sua moglie e di sua figlia Ann. Soprattutto, dice la vignetta, racconta i suoi errori. Un’evoluzione del personaggio che ho apprezzato.
Come vuole la migliore tradizione poliziesca, l’assassino sembra sempre essere un passo avanti alla polizia; personaggi che vengono interrogati e che sembrano testimoni marginali, che porteranno alle indagini un contributo minimo, ci sono, invece, dentro fino al collo. Ma quest’ultimo particolare ovviamente lo conoscono solo i lettori, che assistono alla vicenda da un punto di vista decisamente privilegiato. Mi riferisco ovviamente alla signora Agnes Allbright che viene interrogata dalla Trust e da Nathan, che sembra essere assolutamente sincera, e che dopo poco, il lettore scopre nella cella dell’assassino a parlare con la giornalista prigioniera.
Ovviamente all’interno delle due squadre, soprattutto quella composta da Legs e Morrigan, non mancano battibecchi e dialoghi infuocati, in merito alla conduzione delle indagini e degli interrogatori. Non li ho trovati per niente eccessivi, anzi mi è parso rendano i personaggi molto credibili e allineati con le loro caratterizzazioni.
Ovviamente un bilancio finale in merito alla storia si potrà fare solo alla fine del prossimo numero, quando si avrà il quadro generale della faccenda; quello che posso dire già ora è che mi affascina il personaggio della dottoressa Christine Trust, lei e la sua tormentata vicenda interiore che sembra divorarla come un demone vorace. Si sostenta con alcool e con strani farmaci che annullano gli effetti della sbornia in poco tempo. Sciupata, eppure brillante. Determinata eppure fragile. Un personaggio da scoprire.
I disegni di Forlini si attengono molto ad una stile futuristico, asettico, lineare. Vignette poco confusionarie, ripasso a china molto sottile danno l’idea di un futuro freddo ed a compartimenti stagni. Sembra che solo la violenza, l’oscurità ed i livelli inferiori possano avere la forza di colorarlo di emozioni. Non mi ha fatto impazzire il suo tratto, ma va riconosciuto che raggiunge il suo scopo.

Al prossimo fumetto!

iSmAeLe

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