Ecco il fumetto di cui parlerò oggi:
Chicago, 1936. In un'America dominata dalla malavita organizzata, l'investigatore privato Joe Bacon si trova a lavorare a un doppio caso di omicidio: un potente banchiere è stato ucciso assieme alla propria segretaria/amante. Spinto non solo dal bisogno di soldi, ma soprattutto da un incrollabile senso del dovere, Bacon si dovrà destreggiare all'interno di un panorama urbano corrotto, violento e pericoloso, arrivando a sollevare il velo che copre le collusioni tra politica e organizzazioni mafiose.
Si
può rendere simpatica, intelligente e incredibilmente appassionante una trama
noir “classica” che vede un normale detective privato investigare sui giochi di
potere tra mafia e industria (ovvero qualcosa che bene o male tutti abbiamo già
visto e rivisto in diverse maniere)?
Sì,
si può dando uno spazio incredibilmente ampio alla caratterizzazione dei personaggi
ma non solo dal punto di vista di come sono scritti… soprattutto da quello di
come sono disegnati!
In
Bacon-Chicago 1936, infatti, ogni
personaggio che compare è un animale antropomorfo (genericamente conosciuti
come “sapiens”); quindi un ricco industriale è uno squalo, il boss mafioso
della città è un coccodrillo e la sexy femme-fatale della situazione è una
giovane gatta... giusto per fare alcuni semplici esempi.
E
il protagonista? Il protagonista, come in tutti i noir che si rispettino… è un vero
e proprio maiale!
E’
proprio questa la caratteristica principale che Marco Natale, da ottimo
professionista nell’ambito del disegno, è riuscito a dare alla sua prima opera
come autore completo: il fatto che ogni personaggio, dai principali ai numerosi
secondari, sia immediatamente riconoscibile e ascrivibile a un certo tipo di
carattere e di ruolo all’interno della storia in base alla propria
rappresentazione fisica.
Nonostante
quest’attenzione particolare alla costruzione dei personaggi, la trama non è
solamente un “collante” per farli muovere e vivere, ma si presenta lineare e
con colpi di scena ben calibrati, dando spazio anche a una storia d’amore
(difficile e atipica come in tutti i noir che si rispettino).
Anche
la scelta di mantenere il volume in toni di seppia e bianco e nero è assolutamente
azzeccata: in questo modo il tratto “cartoonesco” di Natale non arriva a
stonare troppo con il tono cupo della storia… e poi sembra davvero di essere in
un film anni ’30!
Segnalo che la Pavesio a Lucca di quest'anno presenterà un'altra storia di Marco Natale e di Bacon
RispondiEliminahttp://www.pavesio.com/blog_pavesio_scheda.asp?id=154
Mi è davvero piaciuto molto! Nel suo non dire assolutamente nulla di nuovo, intrattiene che è un piacere e non è minimamente scontato.
RispondiElimina