Qui è Il Mozzo che vi parla, proponendovi il proprio (breve) punto di vista su fumetti e affini, esattamente come ha fatto (e farà) il buon Ismaele. Sotto con il fumetto di oggi, quindi!
In una caotica Terra futuristica il reporter investigativo Spider Jerusalem torna in città dopo 5 anni di auto-esilio, spinto dalle minacce dei suoi editori; il suo ritorno “nella mischia” lo porterà a riflettere sul mondo che lo circonda, a vivere assurde avventure e a farsi un gran numero di nuovi nemici.
Io lo posso capire Warren Ellis.
Passi gran parte della tua carriera a lavorare con tizi in costume che salvano il mondo belli e raggianti per il solo motivo che ti piacciono da morire… e lo fai anche (molto) più che bene. Ma, per forza di cose, gli editori non ti lasciano molto spazio personale.
E quindi, appena te ne viene dato un po’ te lo prendi.
Oh, eccome se te lo prendi, ed esci con una cosa come il primo volume di Transmetropolitan!
Io ringrazio tutti questi anni di odio covato e desideri realizzati a metà, caro Warren!!!
Transmetropolitan (ma non solo… e ne parleremo) è quello che Warren Ellis scrive quando è totalmente libero di farlo, ovvero una vicenda pulp estremamente sopra le righe e che spara a zero su TUTTO quello che c’è di sbagliato in una società futuristica… ma anche nella nostra.
Nei 6 capitoli di cui si compone il primo volume l’autore riflette su 4 "grandi temi": razzismo, politica, televisione e religione, che tratta sempre con ironia dissacrante e scabrosa sincerità, sfogando senza freni la propria vena polemica e mostrando non solo la confusione in cui versa la popolazione costantemente disinformata, ma soprattutto le responsabilità di coloro che ne gestiscono le vite. Che siano leader politici, santoni oppure presentatori televisivi, ognuno di loro cerca di modellare il mondo secondo i propri interessi; nonostante tutto, il protagonista si prenderà sempre le proprie piccole e grandi rivincite personali usando la propria assurda e a volte crudele fantasia: soltanto “contro” la televisione, si ritroverà totalmente privo di difese (e su questo ci sarebbe da riflettere parecchio, cari clandestini!).
Proprio come in The Boys, Darick Robertson si dimostra abile nel trattare una vicenda dai toni esasperatamente violenti, ritraendo le scene d'azione con totale assenza di pudore. Strabiliante è il lavoro fatto sui numerosissimi personaggi secondari, che possedendo una caratterizzazione ben definita concorrono a creare la sensazione di caotica complessità propria di una società futuristica.
Transmetropolitan è un’opera che unisce ironia e crudeltà a critica sociale, e lo fa senza peli sulla lingua, senza inibizioni e senza il timore di mancare di rispetto a Qualcuno (guardatevi come gira conciato il protagonista nell’ultimo capitolo e capirete!); di opere di questo genere dalle case editrici più grandi e “commerciali” non ne vengono proposte più di tante (anche se la RW LION sembra volersi dare una mossa, in questo senso).
E di opere di questo genere ne avremmo davvero bisogno. Dico sul serio.
Nessun commento:
Posta un commento