venerdì 21 novembre 2014

UNASTORIA


Buon salve a tutti quanti cari amici chinauti,
come state? Ma state leggendo qualche bel fumetto in questo periodo?
E allora perché non fate come Lorenzo Barberis, ed anche voi non salite a bordo del progetto chinauti? Ma cosa state mai aspettando?

E come sempre, veniamo, ora, al fumetto di cui vorrei parlarvi oggi.

UNASTORIA
Gipi
Coconino Press


Per potervi parlare di questo fumetto, devo parlarvi di Lucca Comics and Games 2013, quella dell’anno scorso, l’anno in cui è uscito il fumetto in questione. L’anno in cui Gipi lo ha presentato. L’anno in cui è stato acquistato da mia moglie. Esatto. Non l’ho comprato io. Quello appassionato sono io, e chi compra questo fumetto, che di lì a breve verrà candidato tra i finalisti del premio letterario Strega? Mia moglie. Così scorre la china! A volte tranquilla e placida dentro gli argini della singola vignetta ed a volte invece straborda su tutta la pagina. Dunque, questo inizio, era per segnalarvi due cose: la prima è stata la candidatura, per la prima volta nella storia del premio Strega, di un fumetto tra i finalisti. La seconda? Che mia moglie ha più fiuto di me per i buoni fumetti!


Detto questo, cerchiamo di parlare di questo fumetto e delle mie personali impressioni.
Ho letto unastoria in treno. Una parta all’andata, l’altra durante il ritorno. Forse non proprio l’ambiente ideale per gustarselo fino in fondo. Mi immagino infatti quest’inverno, mentre fuori nevica, di sedermi al calduccio nel mio posto preferito sul divano di casa e immergermi nuovamente in questastoria.
Fatta quest’ulteriore premessa, vi posso raccontare quanto disse lo stesso autore, durante la conferenza di Lucca Comics and Games 2013, che ci colpì non poco, e che penso possa aiutarvi a capire ulteriormente questastoria. Gipi, presentando unastoria esordì così (parafraso un poco le parole dell’autore, perché, scusatemi, ma non le ricordo a memoria):  ho passato un periodo difficile, perché il successo mi ha dato alla testa. Non sapevo più come gestirlo. Dopo questo brutto periodo mi è tornata la voglia di scrivere storie. Ma non l’ho fatto come in passato, da paraculo, che sa esattamente cosa dire, cosa disegnare, cosa fare per far piacere le cose al pubblico. Questa volta, – ha detto rivolgendosi direttamente alle persone in sala – non me ne frega nulla (lui ha usato un’espressione più carica e colorita) della vostra opinione in merito a questastoria. L’ho scritta per me. L’ho scritta per il gusto di scrivere. L’ho scritta perché ne avevo voglia. 


Trovo molto molto curioso, fatta questa premessa da parte dell’autore, l’enorme successo che unastoria ha avuto. Lo trovo curioso e la cosa mi piace davvero molto.
Con unastoria, se ce ne fosse stato bisogno, Gipi si conferma essere un grande menestrello, un grande narratore di storie!
Personalmente unastoria mi è piaciuto e un poco mi ha scosso. Mi ha colpito. Mi ha smosso.
Nellastoria ci sono due particolari che tornano in maniera continuativa e oserei dire, in maniera quasi ossessiva. Sono due elementi che vengono introdotti nellastoria senza alcuna spiegazione. Gipi è molto bravo a far emergere un poco per volta dalle pagine dellastoria il significato di questi due elementi. Sto parlando, per chi ha letto il fumetto, della stazione di benzina e dell’albero. Hanno un loro significato, almeno per il protagonista, o meglio, per i due protagonisti, visto che unastoria parla di un parallelo tra due figure lontane nel tempo, ma così vicine per l’angoscia, ed il peso sul cuore, che le loro storie raccontano.
Anche il cambio di tratto, di segno, che Gipi attua da una serie di pagine ad acquerello, passando ad una serie di pagine in cui usa un tratto fine, ad una serie di pagine in cui, laddove serve, inspessisce il tratto con un pennarellone dalla punta larga, aiutano a non dare un riferimento al lettore.
A pagine più cupe che danno l’impressione di non dare una speranza alla storia, seguono pagine in cui invece sembra che i protagonisti possano farcela.


Tutte queste alternanze sballottano il lettore, o meglio, mi hanno sballottato e condotto in porto, alla fine. Eh si, perché in qualche modo, come il reduce di guerra, alla fine, dopo tutti gli sballottamenti, si torna a casa. La nave su cui Gipi pone il lettore, viene lasciata in mare aperto alla mercee della furia della china, degli acquerelli, delle parole per poi essere ricondotta in porto.
Forse il modo di disegnare di Gipi, non ha tra quelli che incontrano maggiormente la mia sensibiità ed i miei gusti, ma non c’è che dire, Gipi sa proprio come raccontarvi unastoria.

Ovviamente se anche voi avete letto questo fumetto, fatecelo sapere, fateci conoscere le vostre opinioni.

Vi lascio ancora con questo video realizzato da Fumettologica in cui viene mostrata la realizzazione di una delle tavole di unastoria. Molto interessante.



Un saluto a tutti e…

… al prossimo fumetto!
iSmAeLe

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